Viaggio ad Haiti alla scoperta della realtà locale

Mi chiamo Tharistan Pétion, sono haitiano e agronomo specializzato in sviluppo rurale tropicale presso l’Università degli Studi di Firenze.  Sin dal 2012, sono responsabile del progetto equo solidale esistente fra la Caffè Pascucci Torrefazione S.p.A. e i contadini della Cooperativa Cocano di Haiti, un paese che a cinque anni dal terribile terremoto si trova ancora di fronte a una crisi umanitaria di dimensioni esponenziali. La presenza della Pascucci accanto agli agricoltori di Cocano vuole essere segno di speranza, aiutandoli in qualche modo a camminare con coraggio sulla strada che porta al progresso. In base a questa filosofia, recentemente l’azienda mi ha inviato ad Haiti per individuare i problemi e capire di seguito come sostenere i fratelli contadini con programmi e progettualità.

Ho potuto notare che la diminuzione dei terreni agricoli disponibili, l’erosione del suolo, l’insufficiente investimento in sistemi di irrigazione fanno sì che l’agricoltura, principale settore produttivo, sia soggetta ad un declino costante. Negli ultimi anni, le colture tradizionali, come il caffè, sono state sostituite da coltivazioni alimentari di sussistenza, quali la patata, il mais, il banano ed i legumi. Tale situazione ha penalizzato parecchio la produzione, senza escludere l’effetto devastante della Roya sulle poche piante di caffè rimaste.

In Haiti si dice “dietro un monte ce n’è sempre un altro”. Infatti, si passa da un problema ad un altro. La scarsa presenza di infrastrutture costringe i contadini, in particolare quelli di Saint-Louis du Nord, a camminare per 5-6 ore sotto un sole cocente per raggiungere le piantagioni. In caso di pioggia, la circolazione si blocca totalmente a causa dei diversi fiumi che separano il villaggio dalla campagna. Ci vogliono circa due settimane per il ritorno alla normalità. Si capisce chiaramente che questo fatto ha provocato uno spostamento massiccio degli agricoltori verso le città.

Ricordiamoci che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Infatti, di fronte a questo grosso problema di collegamento stradale, i contadini scelgono di non rimanere a braccia conserte, perciò si mettono a spaccare pietre a mano per ricavarne sassi che poi serviranno per il calcestruzzo nella costruzione di un ponte su un corso d’acqua, per facilitare il loro ritorno alle radici, la campagna. Tentare di ignorare la fatica è senza dubbio il primo passo da compiere: i contadini trasportano per chilometri sulla testa materiali pesanti per il lavoro, dimostrando che solo la ricerca dell’impossibile può condurre a ciò che è realizzabile. Uomini e donne si danno da fare senza sosta per allargare i sentieri permettendo alle moto di raggiungere i posti più sperduti.

*Per saperne di più sulla situazione di Haiti consultate il pdf che trovate allegato.

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